Storia del Tai Chi Chuan
Le arti
marziali orientali, ed in particolare quelle di
origine cinese, trovano il loro fondamento
filosofico nelle principali correnti di pensiero
storicamente diffuse nell'area asiatica: il
Taoismo, il Buddismo e il Confucianesimo.
Da ognuna di
esse, le arti marziali traggono gli aspetti più importanti fino
a creare un sistema di condotta che prevede la capacità di
comprendere i processi e i mutamenti naturali propria del
Taoismo, la ricerca dell'essenza spirituale umana e del distacco
dalla dimensione terrena di derivazione Buddhista e, infine, la
propensione all'autodisciplina e alla gerarchia fondata sul
sapere, elemento mutuato dalla tradizione Confuciana.
Per la tradizione é
ritenuto il fondatore delle arti marziali il monaco indiano
Bodhidharma, conosciuto
con il nome Giapponese di Daruma Taishi e con il nome Cinese Ta
Mo, vissuto presumibilmente tra il 448 e il 527 D.C.
primo patriarca del buddhismo Chan, successivamente diffuso in
Giappone prendendo il nome di Zen.
Bodhi Dharma lasciò il
monastero a sud dell’india alla volta della Cina giungendo al
monastero Shaolin per diffondere il buddismo Ch’an. che
successivamente si diffuse in Giappone prendendo il nome di Zen.
La pratica fisica divenne una parte importante nella vita che si
svolgeva nel monastero Shaolin. Bodhi Dharma sviluppo tra
l’altro una tecnica di respirazione chiamata Chin Ching, questa
tecnica ha lo scopo di sviluppare il ki, la forza interna,
l’elemento vitale del corpo che può essere controllato da una
respirazione controllata. Con i metodi adottati era riuscito a
trasformare radicalmente la salute e il fisico dei suoi
discepoli, che riuscivano ad ottenere i più alti traguardi
spirituali. Bodhi Dharma essendo un esperto conoscitore di
combattimento, elaborò lo “Shaolin Chan Fa”, che doveva servire
ai monaci come forma di difesa personale contro gli attacchi dei
banditi.
Gli stili
interni (Nei Chia) sono tradizionalmente legati al monte Wudang,
situato nella provincia dello Hubei, dove fiorirono e tuttora
esistono numerosi templi taoisti. A quest’ultima si ritiene
appartenga il Tai Chi Chuan. In questa zona pare sia vissuto il
maestro taoista Zhang Sanfeng (XII-XIII sec. d.C.), che le fonti
cinesi accreditano come padre fondatore, quantomeno spirituale,
del Taijiquan.
Le tecniche
di combattimento a mani nude si suddividono in due grandi scuole
quella exoterica (waijia) di ispirazione buddista (arte marziale
esterna), e quella esoterica (neijia), appartenente alla
corrente taoista.
Queste due
scuole sono collegate a due grandi centri religiosi famosi in
Cina Il tempio Shaolin, e il monte Wudang.
La storia
riconosce l’idea del Tai chi Chaun al monaco taoista Zhang Sanfeng
(vissuto nel 1200 circa) nelle montagne Wudang della Cina. Egli
elaborò l’originario esercizio Shaolin accentuandone
l’importanza della respirazione e del lavoro interno (nei gong)
rispetto il lavoro esterno (waigong).
La leggenda
narra che durante una meditazione fu ispirato dopo aver
assistito ai futili sforzi di una gru di catturare e uccidere un
serpente. Mentre il serpente riusciva facilmente ad evitare ogni
elaborato attacco della gru, grazie ai movimenti fluidi e
sinuosi, l'uccello divenne esaurì ben presto le sue forze per
gli sforzi. Con il suo avversario debole e vulnerabile, il
serpente, dopo aver abilmente conservato la sua energia, fu in
grado di colpire e uccidere l'uccello con facilità.
Altre
ricerche storiche forniscono una diversa versione della nascita
del Tai Chi Chuan, più plausibile, anche se meno poetica. In base a
questa, il maestro, dopo aver studiato a fondo le tecniche
taoiste di sviluppo energetico della zona del Wudang, si recò
per un periodo di studio nel monastero di Shaolin. Qui creò il
suo stile personale unendo principi esoterici e tecniche di
combattimento.
A Zhang Sanfeng
vengono attribuite le tredici posizioni fondamentali che
corrispondono agli otto trigrammi dell’I Ching e ai cinque
elementi fondamentali dell’ alchimia cinese.
Inizialmente
custodito in seno a
poche famiglie solo verso
il 1900 il Tai Chi
Chuan inizia ad aprirsi alle masse. Gli stili più famosi che si
rifanno a tali famiglie sono lo stile Chen, Yang,
Wu, Hao, Sung e Fu.
Ulteriori approfondimenti storici
Le origini delle arti marziali cinesi
si perdono nella notte dei tempi. Infatti, scoperte archeologiche
in Cina dimostrano che i cinesi dell'età della pietra
erano esperti in arti marziali e possedevano armi quali lance
e spade in pietra ed osso.
Tra il VI° ed il V° secolo a.C.,
Confucio invitava i giovani allo studio delle arti marziali,
oltre allo studio dei libri, mentre tra il IV° ed il III° secolo
a.C. erano diffusi gli Yu Hsieh (Cavalieri Erranti), grandi
esperti di arti marziali.
Il termine “
kung
fu ” è stato introdotto di
recente, ma il termine più comunemente utilizzato
dal III° secolo a. C. al XIX secolo d.C. era “wuji”,
dove wu significa marziale e ji significa arte.
Durante la dinastia Han (207 a.C.–220 d.C.), il wuji comprendeva il tiro con l'arco, il combattimento
a cavallo, il sollevamento pesi, il pugilato, la lotta libera,
il combattimento con e senza armi, la pratica di forme e gli
allenamenti. Molta considerazione era data all'abilità nel
maneggiare la spada.
Dopo la caduta della dinastia Han ci
fu il cosiddetto “medioevo cinese” (221-617 d.C.)
e si formarono vari stati che si combatterono per 400 anni.
In questo periodo vennero create le forme, cioè raggruppamenti
di figure abituali che prevedevano tecniche con e senza armi.
Dopo la caduta della dinastia Han ci
fu il cosiddetto “medioevo cinese” (221-617 d.C.)
e si formarono vari stati che si combatterono per 400 anni. In questo
periodo vennero create le forme, cioè raggruppamenti di figure
abituali che prevedevano tecniche con e senza armi.
Ad esempio, il Maestro Kuo I creò lo
stile Ch'ang Shou (Lunga Mano) nel II° secolo d.C., e
nel III° secolo d.C. il medico taoista Hua To codificò
degli esercizi per la salute osservando il comportamento di cinque animali
Intorno a questi anni giunse dall'India
il venerabile
Bodhidharma per
diffondere il buddhismo in Cina, e nel 527 d.C. si
stabilì nel
monastero
di Shaolin, nella provincia dello
Henan.
Bodhidharma (in cinese Ta Mo) era un
principe indiano che aveva rinunciato alle ricchezze per
diventare un monaco buddhista. Egli notò che i monaci
di Shaolin erano troppo deboli per la pratica intensa della
meditazione, e quindi insegnò loro degli esercizi
fisici e di respirazione provenienti da tecniche yoga atti
a sviluppare il corpo esteriore e l'energia interiore che
furono descritti in due trattati: I Chin Ching (trattato
sul movimento dei tendini) e Hsi Sui Ching (trattato sul
lavaggio del midollo osseo), oltre ad una serie di movimenti
detti Shi Pa Shou Lohan (le diciotto mani di Lohan).
Tali esercizi consistevano in vere e
proprie tecniche a mani nude che rappresentano il nucleo
delle tecniche dello stile di
Kung
Fu Shaolin .
Quindi i monaci di questo tempio iniziarono
a praticare le arti marziali, e dopo anni di duri allenamenti
e privazioni mondane divennero formidabili combattenti, fisicamente
e spiritualmente.
Tali pratiche
diedero quindi l'ispirazione allo sviluppo del Kung Fu Shaolin.
Il Kung Fu divenne molto popolare
durante la dinastia Song (960-1279 d.C.), sostenuto fortemente dallo
stesso imperatore, anch'egli esperto di Kung Fu Shaolin. Erano molto
diffusi circoli di arti marziali, fra cui associazioni di arcieri,
lancieri e lottatori.
Nel XII° secolo d.C. visse un famoso
Maestro, Yueh Fei , che secondo la tradizione mise a punto gli esercizi
del Pa Tuan Chin che vengono tuttora praticati in tutti gli stili di
Kung Fu.
Durante la dinastia Yuan (1279-1368 d.C.),
con i Mongoli al governo della Cina, fu proibito ai cinesi il possesso
delle armi e la pratica delle arti marziali, la quale continuava però
segretamente e veniva anche dissimulata nelle azioni teatrali, dandone
quindi una tendenza più dimostrativa.
Si inizia a fare la distinzione tra
scuole “esteriori” ( Wai chia ) ed “interiori” ( Nei chia ) di Kung Fu,
le prime riconducibili al monastero di Shaolin, le seconde ai monti
Wudang.I termini “esteriore” ed “interiore” sono sempre fraintesi, ma
sono da considerare solo come punto di partenza dello stile stesso.
La differenza tra gli aspetti marziali e
quelli dimostrativi divenne più marcata durante la dinastia Ming
(1368-1644 d.C.). I generali praticavano le arti marziali come parte
essenziale dell'addestramento militare, mentre gli artisti le
consideravano arti acrobatiche, snaturandole con movimenti di
abbellimento, da cui la famosa espressione “pugni ornati di fiori e
calci ricamati”, usata per descrivere queste forme inefficaci nel
combattimento.
A cavallo tra la dinastia Yuan e la dinastia
Ming visse sul monte Wudang un monaco taoista di nome
Chang
San Feng , che la tradizione descrive come il creatore
del Tai chi chuan (o T'ai Chi Ch'uan).
La leggenda narra che Chang San
Feng, esperto di arti marziali,
assistette al combattimento fra
una gru ed un serpente.
Il serpente si sottraeva con
movimenti sinuosi e continui agli
attacchi rettilinei della gru, per poi
contrattaccare rapidamente. Quindi Chang San Feng capì che la
morbidezza e la flessibilità
vincevano sulla durezza e sulla
forza, ed applicò tale principio alle
arti marziali dando vita al
Tai chi chuan.
Nel periodo della dinastia Ming nacquero
tanti altri stili di Kung Fu, come ad esempio il Wu Hsing
Quan (boxe delle cinque forme), che si basava sui comportamenti
in combattimento di cinque animali: tigre, gru, drago, leopardo
e serpente. Esso ha influenzato molto lo sviluppo dello Shaolin
classico. Inoltre, nel periodo Ming si iniziano
a diffondere le arti marziali cinesi in Giappone.
Nel XVII° secolo la Cina fu invasa
dai Manciù, che diedero inizio alla dinastia Qing
(1644-1911 d.C.). Il governo promosse le arti marziali nell'esercito,
ma le scoraggiò tra i civili. Quindi le discipline
legate alle operazioni di guerra, come ad esempio le strategie,
il tiro con l'arco ed il combattimento a cavallo iniziarono
ad essere trascurate.
Nel periodo Qing fu molto importante
lo sviluppo degli stili interni di Kung Fu.
Oltre al
Tai chi chuan,
che divenne molto praticato nella Cina settentrionale,
furono fondati altri due stili interni, il
Bagua (o
Pa Kua – Palmo degli Otto Trigrammi) e lo
Xing
Yi (boxe della forma e della mente).
La resistenza agli invasori da parte
dei fedeli alla precedente dinastia Ming, faceva capo al
tempio di Shaolin, il quale venne per questo distrutto dalle
truppe imperiali nel 1736.
I monaci superstiti si rifugiarono nel
monastero di Shaolin del Sud, nella provincia del Fujian,
che divenne anch'esso un centro di rivoluzionari che in seguito
fu anch'esso raso al suolo.
I maestri di Shaolin quindi fuggirono
nella provincia del Guangdong, a Hong Kong, nel sudest asiatico
e in America.
Molti stili hanno origine in questo periodo,
ad esempio il
Tang Lang
Quan (boxe
della Mantide Religiosa) , il
Pa
Chi Quan (boxe delle Otto Direzioni),
l'
Hung Chia Quan (boxe
della famiglia Hung).
Nel 1911 la rivoluzione di Sun Yat Sen
mise termine alla storia imperiale cinese. Da tener conto
che molti rivoluzionari erano discepoli laici di Shaolin.
Vennero create molte organizzazioni di
arti marziali con ampia diffusione in Cina e nel sudest asiatico.
Nel 1926, il Kuomingtang (governo che
subentrò all'impero) considerò le arti marziali
come arti nazionali. Però la loro pratica degenerò ancor
di più in dimostrazioni coreografiche, anche a causa
dell'introduzione delle armi da fuoco.
Poi, con Mao al potere, la pratica delle
arti marziali venne dapprima proibita, ed in seguito i vari
stili di Kung Fu vennero modificati rendendoli più spettacolari
e meno indirizzati al combattimento, cercando addirittura
di negare la relazione tra il Kung Fu Shaolin ed il Buddhismo.
Dopo la morte di Mao, la pratica delle
arti marziali iniziò la sua ripresa nei parchi e nelle
strade.
Il monastero di Shaolin venne restaurato
e riaperto nel 1984, divenendo così meta ambita degli
appassionati di tutte le arti marziali.
Tanto ancora si potrebbe scrivere sulle
arti marziali cinesi.
E' comunque opportuno ricordare che esse, come tutte le arti marziali
tradizionali, hanno come fine ultimo lo sviluppo spirituale e
l'illuminazione del praticante, il quale progredendo nella
pratica si risveglia passo dopo passo alla sua vera essenza.
Quando i pensieri saranno purificati,
allora il corpo si muoverà in modo naturale.
Quando il corpo sarà completamente
rilassato,
allora la vera natura della mente potrà manifestarsi.
|